Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/302


151.Questa giusta sentenza a tutti piacque,
e s’apprestaro a riguardarne il fine.
Il divin nunzio affrenò l’ira e tacque,
trafitto il petto di mordaci spine,
e secreto pensier nel cor gli nacque
di pugnar con inganni e con rapine.
Vigila a le calunnie, e molto importa
a la madre d’Amor Tesser accorta.

152.Spesso nel moto le veloci dita
trafuga e scambia e non so come implica,
e duo corpi e duo colpi in una uscita
sospinge a danneggiar Toste nemica.
Giá giá con man si rapida e spedita
che la può seguitar l’occhio a fatica,
un faretrato suo manda a l’assalto,
e fa che del cavallo imiti il salto.

153.Quel balza in mezo, e con mentita insegna
di destrier contrafatto il passo stampa,
vibra se stesso, e d’atterrar s’ingegna
la Vergin bianca, a cui vicin s’accampa.
Aspramente sorride, e sí si sdegna
Venere allor, che ’n vivo foco avampa.
— Ben sei de’ furti autor — disse — e maestro,
ma vuoisi nel celargli esser piú destro. —

154.Rise de’ circostanti a pieno coro
la turba avista de’ palesi inganni,
e tutto rimbombò l’atrio sonoro
di man battute, e di battuti vanni.
Vergognoso e confuso al rider loro
sorse Mercurio dai dorati scanni,
e succeder Adon vòlse in suo loco
a terminar l’incominciato gioco.