Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/287


91.Cosí dicendo, il cupido Garzone
trattiene, e tuttavia la man gli stringe.
A tal dimanda, ed a tal atto Adone
di Punico vermiglio il viso tinge,
e fa seco tra sé dubbia tenzone,
l’un pensier lo ritien, l’altro lo spinge.
Ciò che la Donna dice, intender brama,
né vuol romper la fede a chi tant’ama.

92.Sorrise allor quella bellezza rara,
vòlsi dir come rosa, o come stella,
ma non ha stella il chiaro Ciel sí chiara,
né fu mai rosa in bel giardin sí bella.
Il vel ch’asconde la sembianza cara
si squarcia intanto, e piú non sembra quella.
Scorge Adon di colei che ’l cor gli ha tolto
sbendato il lume, e smascherato il volto.

93.Sí come lampo suol ne le tempeste
lacerar de le nubi il fosco velo,
o come pur col suo splendor celeste
la lampa serenissima di Deio
sgombra ed alluma in quelle parti e ’n queste
le notturne caligini del Cielo;
cosí quand’ella il ver gli discoverse,
tutte de’ suoi pensier le nebbie aperse.

94.Sta pur in forse Adon di quel che vede,
il piacer lo confonde, e lo stupore,
e ’n su ’l primo apparir, perché non crede
un tanto ben, che gli presenta Amore,
a l’occhio lusinghier non ben dá fede,
che cerca spesso d’adulare al core.
Suol talvolta ingannato il vago sguardo
in ciò ch’altri piú brama, esser bugiardo.