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83.Né per che con minacce e con martiri
la scelerata Incantatrice infame
di torcer si sforzasse i tuoi desiri
a sciorre il primo lor dolce legame,
né per offrirti quanto il vulgo ammiri
e quanto appaghi l’essecrabil fame,
valse a far che volesse unqua il tuo core
falsar la fede, o magagnar l’amore.

84.Nulla dico a macchiar la limpidezza
de la tua lealtá giá mai le valse,
se non ch’a frodi ed a perfidie avezza,
ricorse ad arti ingannatrici e false.
Sotto la finta imagine e bellezza
di colei che tant’ami, ella t’assalse;
e se non era il Ciel, che pietá n’ebbe,
vinto con armi tali alfín t’avrebbe.

85.E però che le stelle ivi raccolte
fuor de la linea son, convien ch’io dica
che rotti i ceppi e le catene sciolte
n’uscisti, non però senza fatica.
Ti diè favore, e t’aiutò piú volte
la tua pietosa e sviscerata amica,
onde puoi dir per cosa certa e vera
che ti diè libertá la prigioniera.

86.Costei de le malie, che t’avean guasta
l’umana effigie con velen possente,
disfece i groppi, onde t’è poi rimasta
d’ogn’insano pensier sana la mente.
E tanto aver di ciò detto mi basta,
meglio a te stesso è noto il rimanente.
E sai per quanti Soli e quante Lune
quante incontrasti poi dure fortune. —