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379.E questa ancor mia cara unica prole
veggio delusa con perverso inganno,
e per forte destin, che cosí vòle,
a brutta morte io stessa or la condanno.
E quel che vie piú ch’altro assai mi dole,
prender vuol per Signore, e per Tiranno,
dimenticata de l’oltraggio antico,
perfido amante, il suo maggior nemico.

380.Dunque con chi del padre aprí le vene
vivrá Dorisbe gloriosa e lieta?
Or che fará la sfortunata Argene?
Dee crudel dimostrarsi, o mansueta?
Benignitá reai l’un non sostene,
obligo maritai l’altro mi vieta.
Misera, a qual partito omai m’appiglio,
s’ov’abonda ragion, manca consiglio?

381.S’avien che ’l dritto e ’l debito mi mova
quel sangue a vendicar, che sangue grida,
un, che giá preso in mio poter si trova,
senz’alcuna pietá convien ch’uccida;
un, che di mia virtú viene a far prova,
ed umilmente in mia bontá confida;
un, che pentito e supplice mi chiede
d’involontario error grazia e mercede.

382.S’essaudisco il pregar di chi mi prega,
e ’l gran castigo a perdonar m’abbasso,
al cener degno il suo dever si nega,
e l’alta ingiuria invendicata io lasso.
Oimè, chi mi ritiene? e chi mi lega,
sí che in tra due rimango immobil sasso?
Punir devrei l’offesa onde mi doglio,
ma divenir carnefice non voglio.