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351.S’indegno di perdon, di mille pene
degno, un vile stranier Campion ritrova,
ed uom, che ’n sangue o in amistá gli attiene,
per lui s’espone a perigliosa prova,
innocenza reai deh come aviene
ch’oggi a pietate alcun de’ suoi non mova?
come consente Amor di restar vinto?
e che sia ’l suo per altro incendio estinto? —

352.Questi in languido suon sommessi accenti
con guance smorte e luci lagrimose
bisbigliando per tutto ivan le genti
di spettacol si tragico pietose.
Comprende ei dal tenor di que’ lamenti,
e da molt’altre investigate cose,
che per lui quel Guerrier la pugna piglia:
onde sdegno n’ha insieme, e meraviglia.

353.Imaginar non sa chi sia costui
si d’amor seco o d’obligo congiunto,
che ’n periglio mortai d’entrar per lui
espresso ha preso e volontario assunto.
Sia pur chi vuol, né di tutela altrui,
né di sua propria vita ei cura punto,
e giá s’accosta a l’aversario estrano
con l’elmo in testa, e con la lancia in mano.

354.— Tu, che de’ casi altrui briga ti prendi,
dimmi — gli disse — o Cavalier, chi sei?
Di’, per qual cortesia sciocca difendi
(comprator di litigi) i falli e i rei?
Meco (forse noi sai) meco contendi,
onde celarmi il nome tuo non dèi;
e se ’l tuo nome pur vorrai celarmi,
scoprimi qual cagion ti move a l’armi.