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327.Le lor persone e conosciute e viste
ne la Corte di Menfi avea piú volte,
onde quando di polve e sangue miste
le vide, e lacerate, ed insepolte,
forte gli spiacque, e da le luci triste
ne versò per pietá lagrime molte,
e disse: — Ah ben contro ragion si toglie
l’onor devuto a queste belle spoglie!

328.Spoglie belle e reali, ahi quanto a torto
giacete esposte a le ferine brame.
Ma s’a le vostre vite, ancor che corto,
un sol fuso commun filò lo stame,
e questo e quello ha generato e morto
un ventre illustre, ed una mano infame,
dritto è che Tossa anco un sepolcro asconda,
e l’un e l’altro cenere confonda. —

329.Cosi dicendo, acconcio il peso e messo
sovr’una bara d’intrecciati steli,
ne la tomba, ch’eretta era lá presso,
depositaro i duo squarciati veli.
Ciò fatto, il Cavalier col sangue istesso
ch’uscí de le lor piaghe aspre e crudeli,
nel sasso de l’avel scrisse di fora:
“ Reliquie di Filauro, e di Filora ”.

330.Adon nel sepelir la coppia estinta
sí del mal d’amboduo s’afflisse e dolse,
che conservar, ben che di sangue tinta,
de’ fregi lor qualche memoria vòlse;
onde di smalto a lui tolse una cinta,
a lei d’or riccamato un velo ei tolse.
Poco accorto pensier, sciocco consiglio,
che gli fu poi cagion d’alto periglio.