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171.Disse, e con questo dir nel proprio fianco
sospinse il ferro al suo Signor malfido,
e ’l varco aprendo a l’egro spirto e stanco,
gli ruppe il nodo, e lo scacciò dal nido.
Cadde su la ferita, e freddo e bianco
languí, dal cor traendo un debil grido,
qual suole in piaggia aprica, o in valle ombrosa,
languir pampino in vite, o foglia in rosa.

172.Tal fu di questi duo l’acerba sorte,
nati insieme ed estinti in sí verd’anni.
Infelici gemelli, a cui dier morte
duo trascurati e dispietati inganni;
ambo del par da destin crudo e forte
per colpa uccisi di fallaci panni.
Ingannò quella altrui, se stesso questi,
e l’una e l’altro alfin tradir le vesti.

173.Adone, il primo autor di tanti mali,
lunge intanto di qua sen va securo.
Stese in alto la Notte ha le grand’ali,
e fregia il ciel d’un bel sereno oscuro,
quand’ei giá stanco alfin le membra frali
si risolve a gittar su ’l terren duro,
e presso l’orlo d’un erboso fonte
vassene afflitto ad appoggiar la fronte.

174.A pena in grembo al suol verde e fiorito
alquanto ha per posar china la testa,
ch’ode fra pianta e pianta alto nitrito,
e voce mormorar flebile e mesta.
Ecco estranio Guerriero a bruii guernito
da manca attraversar l’ampia foresta;
e ’l può chiaro veder, ché chiaro intorno
Cinthia giá trae fuor de le nubi il corno.