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159.— Tempo è via da scampar (gente vien dietro),
marcia Scatizzo, sbrigati Brigante —:
con questo dire, il misero feretro
gittando a terra, accelerar le piante.
Vassene scòrto allor per l’aér tetro
da la candida face e lampeggiante
e trova Adon la sventurata Donna
sanguinosa, trafitta, e senza gonna.

160.Un de’ ladron, da troppo ingorda voglia
spinto, quando posò le belle some,
fuor che l’ultimo lino, ogni altra spoglia
tolta in fretta l’avea, non so dir come.
Ben ei conosce (e n’ha pietate e doglia)
a le fattezze, al viso, ed a le chiome
Filora esser colei, né sa in che guisa
o chi sia quel crudel che l’abbia uccisa.

161.Dal freddo cerchio de la Dea di Cinto
una corda di luce in terra scende,
e dritto lá, dov’è il bel corpo estinto,
quasi linea d’argento, il tratto stende;
onde d’atro livore il ciglio tinto
veder ben può, si chiaro il lume splende,
e nel volto giá candido e vermiglio
solo fiorir senza la rosa il giglio.

162.Vorria pietoso Adon del duro caso
risepelir quelle bellezze spente,
ma da portarle entro ’l marmoreo vaso
forze non ha, né ’l tempo anco il consente.
Non vuol però, ch’ignudo ivi rimaso
il corpo de la giovane innocente,
poi che cibo a le fere in terra il lassa,
sia scherno ancora al peregrin che passa.