Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/194

GLI ERRORI

l88

143.Una misera Vecchia appo il forame
ch’esce a quest’altra banda, in terra siede,
dove d’api selvagge un folto essame
ronzando intorno, ir e tornar si vede.
A costei, che ’l ritratto è de la Fame,
del fugace Garzon novelle chiede;
a costei, ch’è sí scarna e contrafatta,
che di radici d’arbori par fatta.

144.Trema, e con un parlar confuso e roco
non rende per timor chiara risposta,
se non ch’ai fiero Orgonte addita il loco
dov’è sbucata la sassosa costa,
la cui bocca di fuor si scorge poco,
tutta fra bronchi e lappole nascosta.
Quegli allor la rincalza, e minacciando
dritto le pone in su la vista il brando.

145.Ella, il cui spirto languido e meschino
debilmente reggea le membra lasse,
a pena il ferro folgorar vicino
vide, che senza pur ch’ei la toccasse,
da l’insolito lampo e repentino
mortalmente atterrita, un grido trasse,
e fuor del petto essangue e spaventato
di súbito essalú l’ultimo fiato.

146.Per farne scherno allora un con la ronca
d’umano sangue ancor macchiata e sporca
d’una rovere annosa il ramo tronca
sí ch’a guisa d’uncin s’incurvi e torca,
e ben acconcia a lato a la spelonca
col suo groppo corrente e fune e forca,
v’appende, e pender lascia, orrido pondo,
de la povera Vecchia il corpo immondo.