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131.Torna di pieno corso ove distrutta
vede sua gente, e ratto oltre si spinge.
Trova Orgonte che ’n vista orrida e brutta
di quel sangue villan la terra tinge,
e dal pome a la punta ha rossa tutta
quella ch’ai fianco s’attraversa e cinge:
la qual tra i foschi orror rassembra quella
che vibra in Ciel la procellosa stella.

132.Trovata avea pur dianzi al muro appesa
de’ capelli d’Adon l’aurea catena,
e ’n pegno di vendetta a l’alta offesa
per un messo mandata a Falsirena.
Or seguitando l’ostinata impresa,
vien per la via ch’a la spelonca il mena,
né lascia in pago de’ suoi molti estinti
d’insuperbir, d’incrudelir ne’ vinti.

133.Ed ecco in Malagor quivi s’abbatte,
che ’l piè rivolge da l’infausta buca,
e ben di quelle squadre omai disfatte
chiaramente comprende essere il Duca.
Quei gli s’aventa allor di fianco, e ’l batte
d’un gagliardo mandritto in su la nuca,
ma la tempra de l’elmo adamantina
manda in pezzi la spada, ancor che fina.

134.Spezzato il ferro al suol cade, e reciso,
e sol l’impugnatura in man gli resta.
Ride il Gigante, ma somiglia il riso
di Cometa crudel luce funesta:
un Mongibello ha di faville in viso,
alza la sua, poi nel ferir l’arresta,
e dice — Or or di noi vedrem la prova,
chi con polso migliore il braccio mova!