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115.In un punto al meschino ardono il petto
due fiamme, anzi due Furie, Amore ed Ira.
Quello il move a pietá del Giovinetto,
questa in se stesso a vendicarlo il tira.
Ma mentre la sua mente un doppio affetto
or quinci or quindi irrisoluta aggira,
dal busto il capo Orgonte ecco gli scioglie,
e dal dubbio e dal mondo insieme il toglie.

116.Chi descriver poria l’insana rabbia
di quel prodigio orribil di Natura,
tra quanti mai la terra armati n’abbia
mostruoso di forze e di statura?
Fumo le nari fuor, schiuma le labbia
gittan, che ’l del seren turba ed oscura,
e quell’alito ardente ed arrabbiato
è foco, è fiamma, è folgore, non fiato.

117.Quasi vento il crudel va furiando,
e piovendo di sangue aspre tempeste.
Fioccano i colpi, ovunqu’ei vien passando,
grandinan d’ognintorno e braccia e teste.
Tuona col grido, e fulmina col brando,
sono i fulmini suoi piaghe funeste:
e freme, e stride, e soffia, e sbuffa, e spira
procelle di furor, turbini d’ira.

118.Cinta d’un mar vermiglio, in alto sorge
del corpo giganteo l’isola viva.
Volpino il mira, e perché ben s’accorge
di ciò che fia, se quella man l’arriva,
cacciasi in fuga; ei che fuggir lo scorge,
ratto il prende a seguir lungo la riva,
e minacciando il va con questi detti:
— Mal se mi fuggi, e peggio se m’aspetti. —