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7.T a i forse esser devran gli empi villani
che far al nostro Adon vogliono oltraggio.
Non giá tal è il Campion, che da le mani
lo scampa poi del predator selvaggio.
Iva per monti Adone, iva per piani
continovando il misero viaggio,
poi che fuor de’ ritegni, onde fu chiuso,
de la Fata ogn’inganno ebbe deluso.

8.Ma perché da la fame è spinto a forza
e da la sete a desiar ristoro,
tosto de l’aurea noce apre la scorza,
e credenza gli appar d’alto lavoro,
e la sete e la fame in un gli ammorza
vasellamento di cristallo e d’oro,
pien di quanto la terra e ’l mar dispensa:
e non v’ha servi, ed è servito a mensa.

9.Non molto dopo, giunto a la marina,
vide che pur allor per rinfrescarsi
sceso ne l’acqua chiara e cristallina
stormo di villanelle era a lavarsi.
Ciascuna avea di lor ne la vicina
sponda lasciati i vestimenti sparsi;
e tutte a scherzi ed a trastulli intente,
ai panni ed al Garzon non ponean mente.

10.Ei sospettando pur, che Falsirena
dietro gli manderá gente a la pesta,
pensa, che se tra lor Fortuna il mena,
potrá meglio celarsi in altra vesta.
Prende un abito allor da quell’arena,
e perché ’l crin gli è giá cresciuto in testa,
sovra il farsetto póstasi la gonna,
in ogni parte sua rassembra donna.