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255.Orgoglio ha nome, altri l’appella Orgonte,
de la Superbia e del Furore è figlio.
In bocca sempre ha le minacce e Tonte,
traverso il guardo, e nubiloso il ciglio.
Due gran corna di Toro ha su la fronte,
d’Orso la branca, e di Leon l’artiglio.
Ha zanne di Mastino, occhi di Drago:
figurar non si può piú sozza imago.

256.Grossa e rauca la voce, e la statura,
emula de le torri, ha di Gigante:
e del membruto corpo a la misura
lo smisurato spirto è ben sembiante.
Pietá, ragion, religion non cura,
perverso, inessorabile, arrogante,
bruno il viso, irto il crine, il pelo irsuto,
temerario cosí, come temuto.

257.Poi ch’a costui narrate ha Falsirena
l’ingiurie sue con pianti e con querele,
udita ei la cagion di tanta pena,
sorride d’un sorriso aspro e crudele,
e ne la faccia e ne la bocca piena
d’amaro assenzio, gli verdeggia il fiele;
e ’l parlar, ch’egli face a la Donzella,
è muggito, e ruggito, e non favella.

258.— Mandami tra le Sfingi e tra i Pithoni,
v’andrò — dicea — senza mestier d’aiuto.
Mandami tra i Centauri e i Lestrigoni,
dov’ogni altro valor resti perduto.
Pommi pur tra i Procusti e i Gerioni,
tutto ardisco per te, nulla rifiuto.
Darti in pezzi smembrato un vii fanciullo
fora di questa man scherzo e trastullo.