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235.Mira Adone, e stupisce, e su per l’erba
rimmondo seno a strascinar le lassa,
e poi ch’umiliar quella superba
in tal guisa ha veduta, al fonte passa;
e perché l’alto aviso in mente serba,
per purgarsi ne Tacque i vanni abbassa.
Sette volte s’attuffa, e si rimonda,
e ciò ch’egli ha d’augel, lascia ne Tonda.

236.Ritolto dunque a pien Tessere antiquo,
volge al tesor di Falsirena il passo,
e ritrova su l’uscio il Mostro iniquo
dormir si fortemente a capo basso,
che par mirato col suo sguardo obliquo
l’abbia Medusa, e convertito in sasso:
onde pria che si rompa il sonno grave,
non senza alcun timor gli tòe la chiave.

237.Quand’egli ha ben quelle sembianze scorte,
quando il crudo rampin gli mira a piedi,
e quando il tocca, non ha il cor sí forte
che non gli tremi da Tinterne sedi.
Pur la chiave sciogliendo, apre le porte
de la conserva de’ piú ricchi arredi.
Era grande la stanza oltremisura,
e di gemme avea ’l suolo, e d’òr le mura.

238.Di lampe in vece e di doppieri accesi
sfavillanti piropi ardono intorno,
ch’a meza notte a Tauree travi appesi
fanno l’ufficio del Rettor del giorno.
Dodici Segni ed altrettanti Mesi
rendono il loco illustremente adorno:
statue scolpite di ftnissim’oro,
che per ordine stan ne’ nicchi loro.