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207.Pon quasi trionfai carro lucente
del sovrano Campion lo scudo in opra,
e per seggio sublime ed eminente
alto v’acconcia il morion di sopra.
Quivi s’asside Amor, quivi sedente
trionfa del gran Dio che Tamii adopra.
Traendo intanto il van di loco in loco,
in vece di destrier’, lo Scherzo e ’l Gioco.

208.Acclama, applaude con le voci e i gesti
l’insana turba degli Arcier seguaci.
Dicean per onta e per dispregio: — È questi
l’invitto Duce, il domator de’ Traci?
10 stupor de’ mortali e de’ celesti?
11 terror de’ tremendi e degli audaci?
Chi vuol saver, chi vuol veder s’è quegli,
deh vengalo a mirar pria che si svegli.

209.Ecco i fasti e i trionfi illustri ed alti,
ecco gli allori, ecco le palme e i fregi.
Piú non si vanti omai, piú non s’essalti
per tanti suoi sí gloriosi pregi.
Quant’ebbe unqua vittorie in mille assalti
soggiaccion tutte ai nostri fatti egregi.
Scrivasi questa impresa in bianchi marmi,
vincan vincan gli amori, e cedan l’armi. —

210.A quel gridar, dal sonno che l’aggrava
Marte si scote, e Citherea si desta,
e poi che gli occhi si forbisce e lava,
le sparse spoglie a rivestir s’appresta.
Adon, che lo spettacolo mirava,
non seppe contener la lingua mesta;
né potendo sfogar la doglia in pianto,
fu costretto addolcirla almen col canto.