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103.E con la sferza in mano anco il minaccia
ch’egli il correggerá, se non s’emenda.
Idonia allor vi sovragiunge, e scaccia
la coppia abominabile ed orrenda.
Poi con piú grata e piú piacevol faccia
vuol che ’l fatto da capo a dir le prenda.
— La colpa — disse — è del tuo cor protervo,
che potendo esser Re, vuol esser servo.

104.Tu vedi, o folle, pur, che ti ritrovo
ne le forze di lei che sí disami.
Perché non pronto ad accettar ti movi
l’offerto ben, se ’l proprio mal non brami?
Nulla quel tuo rigor fia che ti giovi,
che tu costanza e continenza chiami.
S’uscir vuoi di molestie, e di tormenti,
altr’armi usar che crudeltá convienti!

105.Pensa dunque al tuo meglio, ed a te stesso
non negar tanta gloria in tanto male;
ché quando pur da te ne sia promesso
sotto sincera fé d’esser leale,
non sol quindi d’uscir ti fia concesso,
ma sarai quasi ai Divo in terra eguale.
A bellezza, a ricchezza amor congiunto
ti fará beatissimo in un punto.

106.Ma s’avien, ch’atra nebbia a l’alma ingrata
gli occhi de la ragione abbia sí chiusi
che la bontá de la benigna Fata
riconoscer non sappia, anzi l’abusi,
cotesta oltr’ogni credere ostinata
pertinacia crudel sola s’accusi
di quanto mal per tal cagion t’avegna:
ch’amor divien furor quando si sdegna.