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Alla

Maestà Cristianissima
di Maria de’ Medici

Reina di Francia, e di Navarra.


La Grecia di tutte le bell’arti inventrice, la qual sotto velo di favolose fizzioni soleva ricoprire la maggior parte de’ suoi misteri, non senza allegorico sentimento chiamava Hercole Musagete, quasi Duce e Capitano delle Muse. Il che non con altra significazione (s’io non m’inganno) hassi da interpretare, che per la vicendevole corrispondenza che passa tra la forza e l’ingegno, tra ’l valore e ’l sapere, tra l’armi e le lettere; e per la reciproca scambievolezza che lega insieme i Prencipi e i Poeti, gli scettri e le penne, le corone dell’oro e quelle dell’alloro. Perciò che sì come alla quiete degli studii è necessario il patrocinio de’ Grandi, perché gli conservi nella loro tranquillità; così allo ’ncontro la gloria delle operazioni inclite ha bisogno dell’aiuto degli Scrittori, perché le sottraggano alla oblivione. E sì come questi offrono versi e componimenti, che possono a quelli recare insieme col diletto l’immortalità; così ancora quelli donano ricompense di favori, e premi di ricchezze, con cui possono questi menare commodamente la vita. Quinci senza alcun dubbio è nato ne’ Signori il nobilissimo costume del nutrire i Cigni famosi, acciò che illustrando essi col canto la memoria de’ loro onori, la rapiscano alla voracità del Tempo. Quinci d’altra parte parimente si è derivata in coloro che scrivono, l’antica usanza del dedicare i libri a’ Gran maestri, a’ quali non per altra cagione sogliono indirizzargli, se non per procacciarsi sotto il ricovero di tale scudo sicura difesa