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canto primo 85


115.E qual onda fia mai, ch’a tuo talento
qui non si renda o torbida o tranquilla,
s’ardon nel molle e mobile elemento
per Cimothoe Triton, Glauco per Scilla?
Come fia tardo ad ubbidirti il vento,
se ’l Re de’ venti ancor per te sfavilla?
e ricettan l’ardor ne’ freddi cori
Borea d’Orithia, e Zefiro di Clori?

116.Tu virtù somma de’ superni giri,
dispensier de le gioie e de’ piaceri,
imperador de’ nobili desiri,
illustrator de’ torbidi pensieri,
dolce requie de’ pianti e de’ sospiri,
dolce unïon de’ cori e de’ voleri,
da cui Natura trae gli ordini suoi,
Dio de le meraviglie, e che non puoi?

117.Sì come tanti qui fiumi che vedi
del mio reame tributarii sono,
così, Signor, che l’anime possiedi,
tributario son io del tuo gran trono.
Ond’a quant’oggi brami, e quanto chiedi
da questo scettro a te devoto in dono,
o gioia, o vita universal del mondo,
altro che l’esseguir più non rispondo. —

118.Così dice Nettuno, e così detto
crolla l’asta trisulca, e ’l mar scoscende.
D’Alpi spumose oltre il ceruleo letto
cumulo vasto invèr le stelle ascende.
Urtansi i venti in minaccioso aspetto,
de le concave nubi anime orrende;
e par che rotto, o distemprato in gelo
voglia nel mar precipitare il cielo.