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canto primo 75


75.Il quadrel ch’io ti cheggio, esser conviene
di perfetto artificio, e ben condotto,
ch’esserne fin ne le più interne vene
deve un petto divin forato e rotto.
S’usò mai sforzo ad impiegarsi bene
il tuo braccio, il tuo senno esperto e dotto,
fa’ (prego) in cosa ov’hai tanto interesse,
del gran saper le meraviglie espresse.

76.Starò qui teco a ministrarti intento
sotto la rocca del camin che fuma.
Acciò che ’l foco non rimanga spento,
mantice ti farò de l’aurea piuma.
E s’egli averrà pur che manchi il vento
al fòlle che l’accende e che l’alluma,
prometto accumular tra questi ardori
in un soffio i sospir di mille cori. —

77.Non pon Vulcano in quell’affar dimora
ma sceglie la miglior fra cento zolle,
e pria che ’n su l’incudine sonora
ei la castighi, al focolar la bolle;
e non la batte, e non la tratta ancora
fin che ben non rosseggia, e non vien molle.
Divenuta poi tenera e vermiglia,
con la morsa tenace ei la ripiglia.

78.Amor presente ed assistente a l’opra
come l’abbia a temprar, come l’aguzzi
gli mostra, acciò che poi quando l’adopra
non si rompa, o si pieghi, o si rintuzzi;
e di sua propria man vi sparge sopra
de l’umor d’un’ampolla alquanti spruzzi,
piena di stille di dogliosi pianti
di sfortunati e desperati amanti.