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191.Non nego, che non sieno i sommi giri
nel mondo inferfor molto possenti,
perché questi volubili zaffiri
son diafani tutti e trasparenti:
onde forz’è che colaggiú traspiri
il reflesso immortai de’ lumi ardenti,
e de’ lor raggi sovra i corpi bassi
esser non può che la virtú non passi.

192.Ma dico ben, che ’l Ciel con le sue sfere
ubbidisce al gran Re che ’l tutto regge,
l’alta cui previdenza, il cui sapere
ne dispone a suo senno e le corregge,
lasciando a l’uomo il libero volere
essercitar con volontaria legge;
e raro avien che ’n quella nebbia fosca
altri di tai secreti il ver conosca.

193.L’anima umana, in cui s’alligna e vive
de la scienza un naturai desire,
stendendo oltre i confin, che le prescrive
divieto eterno, il curioso ardire,
cose imprender non dee di speme prive,
impossibili in terra a conseguire,
onde l’audacia sua pur troppo ardita
sia con l’essempio d’Icaro punita.

194.Ad oggetto sfrenato occhio non dura,
perdesi il senso in ogni estremo eccesso.
Sí che pronosticar cosa futura
ad ingegno mortai non è concesso.
Sol colui che comanda a la Natura
sa prevenir del mondo ogni successo;
né può però l’istessa Onnipotenza
a l’altrui volontá far violenza.