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64 la fortuna


31.Fattezze mai sì signorili e belle
non vide l’occhio mio lucido e chiaro.
Sventurato fanciullo, a cui le stelle
prima il rigor, che lo splendor mostraro!
Contro gli armò crude influenzie e felle
ancor da lui non visto, il Cielo avaro:
poi che, mentre l’un sorse, e l’altra giacque,
al morir de la madre il figlio nacque.

32.Qual trofeo più famoso? e qual altronde
spoglia attendi più ricca, o più superba,
se per costui, ch’or prende a solcar l’onde,
il cor le ferirai di piaga acerba?
Dolci le piaghe fian, ma sì profonde,
ch’arte non vi varrà di pietra o d’erba.
Questa fia del tuo mal degna vendetta:
spirto di profezia così mi detta.

33.Più oltre io ti dirò. Mira là dove
a caratteri Egizzii in note oscure
intagliati vedrai per man di Giove
i vaticinii de l’età future.
Havvi quante il Destino al mondo piove
da’ canali del Ciel sorti e venture,
che de’ Pianeti al numero costrutte
sono in sette metalli incise tutte.

34.Quivi ciò che seguir deggia di questo
legger potrai, quasi in vergate carte.
Prole tal nascerà del bell’innesto,
che non ti pentirai d’avervi parte.
In lei, pur come gemme in bel contesto,
saran tutte del Ciel le grazie sparte;
e questa (oh per tai nozze a pien beato)
al Tiranno del mar promette il fato.