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LE BELLEZZE

159.S’io dicessi che ’n bocca ha 1 ’Oriente,
Ch’Aprii di puri gigli il sen le ’nfiora,
ch’ella porta negli occhi il Sol nascente,
e ne le guance la vermiglia Aurora,
poco direi, se ben veracemente
quanto dir ne saprei mentir non fora.
Ma ’l piú s’asconde, e ’l men che ’n lei s’apprezza,
è la terrena esteríor bellezza.

160.Vedila lá, che per solinghe strade
spoglia il prato de’ fregi ond’è vestito,
e per crescer bellezza a la beltade
intrecciando ne va serto fiorito.
Da l’Ibero, ove ’l Sol tramonta e cade,
nascerá l’altro Sol, ch’or io t’addito.
Vedi che del crin biondo il bel tesoro,
come il fiume paterno, ha Tonde d’oro.

161.O face di beltá gemina e doppia,
a cui tante il destin glorie predice,
lá dove Amor con nobil laccio accoppia
d’Iberia e Gallia il Sole e la Fenice.
Leggiadra, augusta, aventurata coppia,
nasca da voi succession felice,
che con sempre fecondo ordin d’Eroi
susciti in terra il prisco onor de’ tuoi.

162.Ésca fien queste nozze, onde pugnaci
verrá poi Marte ad eccitar faville,
sí che d’Amore e d’Himeneo le faci
fiamme saran di saccheggiate ville.
Dal letto al campo andrassi, e ’l suun de’ baci
turbato fia da mille trombe e mille.
Ragionarti di ciò parmi soverchio,
ché giá mostro ti fu ne l’altro cerchio.