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147.Barbara man con sacrilegio infame,
ferro crudel con perfida ferita
de l’Alcide di Gallia il regio stame
troncando (ahi stolta in ciò vie piú ch’ardita)
oserá di spezzar l’aureo legame
de la piú degna e gloriosa vita.
Cosí talvolta avien, che chi di spada
cader non può, di tradimento cada.

148.Ma come a questa Venere novella
quando il velo mortai squarcerá Morte,
per esser piú de l’altra onesta e bella
il terzo Cielo è destinato in sorte;
cosí costui, che la guerriera stella
vincerá di valor, Marte piú forte,
del suo giorno vitale a sera giunto,
fía del quint’orbe al gran dominio assunto.

149.Ahi qual allor, qual esser deve e quanto,
o Muse, il vostro affanno, il vostro lutto?
Dritto è che resti, abbandonando il canto,
da’ sospir vostri il sacro fonte asciutto.
Dritto è che torni poi col largo pianto
de’ vostri lumi a ricolmarsi tutto.
Degno n’è il caso; e se mortai non siete,
esser almen passibili devete.

150.Ma che ha di costei, veduto estinto
sotto un colpo fellon l’Hercol novello?
e di sangue reai bagnato e tinto
chiudere il corpo augusto angusto avello?
Languirá, piangerá, né però vinto
fía ’l decoro dal duolo, o il duol men bello.
Men bello il duol non fía nel suo bel viso,
che ’l festivo seren del dolce riso.