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107.La sollecita Dea, cui del desio
del bellissimo Adori nulla è nascosto,
e che quando l’alato e cieco Dio
il congiunse a la madre, il seppe tosto:
ben di lontan la sua dimanda udio,
e quanto Citherea gli avea risposto;
ond’una allor de le sue cento lingue
sciogliendo, il ragionar cosí distingue:

108.— Volgi, o mortale, ove quel Sol lampeggia
di bellezze e di grazie unico e solo
gli occhi felici, e la beltá vagheggia
ch’alza i piú pigri ingegni a nobil volo.
Dico quel Sol, per cui dolce fiammeggia
la terra, il Cielo, e l’un e l’altro polo;
quel vivo Sole, a la cui chiara lampa
Senna senno non ha, se non avampa.

109.Questa è l’eccelsa e gloriosa Donna
ch’accoppia a regio scettro animo regio,
gran Reina de’ Galli, e de la gonna
e del sesso imperfetto eterno pregio.
De l’inferma virtú stabil colonna,
de l’etá ruginosa unico pregio.
Essempio di beltá, nido d’Amore,
specchio di castitá, fonte d’onore.

110.Dal gran centro del Ciel lunga catena
di bel diamante innanellata pende.
Con questa Amor, che l’Universo affrena,
annoda altrui soavemente, e prende.
Per questa Tuoni da la beltá terrena
d’un grado in altro a la celeste ascende,
e di questa quel bel, che ’n lei s’ammira,
un amo è d’or, che qui l’anime tira.