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59.Ecco d’ogni beltá, per cui beata
fía Xovellara, un novo mostro e strano.
Per imagin formar sí ben formata
del gran Pittor s’avantaggiò la mano.
D’Amor Guerriera, e di faville armata
fa piaghe ardenti onde si fugge invano.
Ogni sua paroletta, ogni suo sguardo
lulmina una facella, aventa un dardo.

60.Isabella la bella è costei detta,
che da le prime due non si dilunga.
Disponi il core o gran Vincenzo, aspetta
ch’un suo raggio per gli occhi al cor ti giunga.
Saprai di qual ardor, di qual saetta
dolcemente mortai riscaldi e punga.
Venga a mirar costei chi non intende
come si possa amar cosa ch’offende.

61.Che lume è quel, che trae di lampi un nembo?
che candid’ombra? e di che rai si veste?
Porta nel volto Amor, le Grazie in grembo,
e nulla ha di terren, tutta è celeste.
Sí sí, tien scritto ne l’aurato lembo:
“ La Fenice del Po, Giulia da Este ”.
O del mondo cadente ultima speme,
prole gentil de l’onorato seme!

62.Oh come la vegg’io folgor divino
tra mille balenar luci Lombarde’
Fin ch’uom degno di lei trovi il destino,
scompagnata trarrá l’ore piú tarde.
Quasi tra perle lucido rubino,
da fin or circoscritto, a vampa ed arde.
Quasi rosa tra’ fior, che ’n fresca sponda
ferma il Sol, molce l’aura, e nutre l’onda.