Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/618


7.Uscita col canestro era e con l’urna
la condottrice de’ novelli albori,
da l’aureo vaso e da la mano eburna
versando perle, e seminando fiori.
Giá la caliginosa aura notturna
spogliava l’ombre, e rivestia i colori,
e precorreano e prediceano il giorno
la stella innanzi, e gli augelletti intorno:

8.quando l’augelle querule e lascive
il carro de la Dea levando in alto,
dal cerchio di quel Nume, a cui s’ascrive
l’eloquenza e ’l saver, spiccaro il salto.
E ’n breve acceso di fiammelle vive,
vive, ma non cocenti, un puro smalto
quasi di schietto azurro oltramarino,
a la vista d’Adon si fe’ vicino.

9.— Vassi al Ciel di costei che ’l cor ti si’ace
disse Mercurio allor — dal Ciel secondo.
Mira colá de la sua bella face
il dolce e signorii iume fecondo.
O letizia, o delizia, o vita, o pace
universal de l’uno e l’altro mondo!
Come seren, qual non piú mai si vide,
de la lampa felice il lampo ride!

10.Di questa stella, a cui siarn presso omai,
la grandezza non è quant’altri crede,
ch’è del globo terren minore assai:
pur tanta in ogni modo esser si vede,
e tanti sparge e si vivaci rai,
che Giove istesso in qualche parte eccede;
ed a lei cede ogni altra luce intorno,
salvo le due, che fan la notte e ’l giorno.