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CAXTO DECIMO

ÒO

267.Veder fra tanti affanni in tanta guerra
la Ver gin bella a Citherea dispiacque,
la Vergin bella che s’annida e serra
tra i lucenti cristalli ov’ella nacque;
ond’hanno insieme il mar lite e la terra:
l’una l’offre le rive, e l’altro Tacque.
Pugnan con belle ambiziose gare
per averla tra lor la terra e ’l mare.

268.Ecco che gorghi giá di foco e polve
vomita il bronzo concavo e forato,
scoccando sí, che i legni apre e dissolve,
con fiero bombo il fulmine piombato.
Nebbia d’orror caliginoso involve
e mare e ciel da questo e da quel lato.
Sembra ogni canna, tante fiamme spira,
la gola di Tifeo quando s’adira.

269.Giá viensi ad afferrar poppa con poppa,
giá spron con sprone impetuoso cozza,
giá vota il fuso, e ’l fil che Cloto aggroppa
di mille vite a un punto Atropo mozza.
Spada in spada, asta in asta urtando intoppa,
l’acqua giá ne divien squallida e sozza,
e del sangue commun tinta, somiglia
del gran golfo Eritreo Tonda vermiglia.

270.L’una classe ne l’altra aventa e scaglia
pregni d’occulto ardor globi e volumi,
onde, mentre piú stretta è la battaglia,
incendio repentin vien che s’allumi.
Scoppian le cave palle, e fan che saglia
turbo a le stelle di faville e fumi.
Tra ’l bitume, e la pece, e ’l nitro, e ’l zolfo
chi sbalza al ciel. chi sdrucciola nel golfo.