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LE MARAVIGLIE

247.Pon’ mente a quel cimier, che con tre cime
di bianca piuma si rincrespa al vento.
È di Vittorio, il Principe sublime,
del Piemonte alta speme, alto ornamento.
Ben l’interno valor negli atti esprime,
ha di latte il destrier, l’armi d’argento,
e d’un aureo moni], ch’ai petto scende,
groppo misterioso al collo appende.

248.Vedi con quanto ardire, e ’n che fier atto
inaspettato a Messeran s’accampa,
e giunto a Cravacor quasi in un tratto
di ruina mortai segni vi stampa.
Giá questo e quel, poi che del giusto patto
non tur contenti, in vive fiamme avampa.
Giá d’amboduo con esterminio duro
spianato è il Forte, e smantellato il muro.

249.Vuoi veder un, che nato a grandi imprese,
d’emular il gran padre s’affatica?
Mira Tomaso, il giovane cortese,
che tinta di sanguigno ha la lorica,
e ’l cuoio del Leon sovra l’arnese
porta, de l’avo Alcide insegna antica.
Di seta ha i velli, e con sotti! lavoro
mostra il ceffo d’argento, e l’unghie d’oro.

250.Vedilo in dubbia e perigliosa mischia
passar tra mille picche, e mille spade.
Giá dal volante fulmine che fischia
trafitto il corridor sotto gli cade.
Ma ne’ casi maggior vie piú s’arrischia
quel cor, che col valor vince l’etade,
e pien d’ardir piú generoso ed alto,
preso novo destrier, torna a l’assalto.