Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/590


199.Del Guerrier forte, i cui gran pregi essalto,
ria tale e tanta la sublime altezza
che, come Olimpo oltra le nubi in alto
non teme i venti, e i fulmini disprezza,
cosí d’invidia, o pur d’insidia assalto
danneggiar non potrá tanta grandezza,
anzi ogni offesa ed ogni ingiuria loro
sará soffio a la fiamma, e fiamma a l’oro.

200.Se non ch’io veggio di furor d’inferno
d’una Furia terrena il petto acceso,
e punto da le vipere d’Averno
un cor malvagio a perfid’opra inteso.
Non vedi lá, come colui ch’a scherno
prese esserciti armati, a terra ha steso,
mosso da folle e temeraria mano,
con un colpo crudel ferro villano?

201.Quando a balte speranze in sen concette
tenendo il mondo giá tutto converso,
cinto d’armi forbite e genti elette
spaventa il Moro, ed atterrisce il Perso,
e gli appresta Fortuna e gli promette
lo scettro universal de l’Universo,
pria ch’egli vada a trionfar d’altrui,
vien Morte iniqua a trionfar di lui.

202.Vansi le Virtú tutte a sepelire
nel sepolcro che chiude il Sol de’ Franchi,
salvo la Fama, che non vuol morire
perch’a le glorie sue vita non manchi;
e come al caso orribile a ridire
i suoi tant’occhi lagrimando ha stanchi,
cosí per farlo ancor sempre immortale
c’apparecchia a stancar le lingue e l’ale.