Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/588


191 Tutto del sangue ostil molle e vermiglio
abbatte, impiaga, uccide, ovunque tocchi.
Vedil vibrando a prova il ferro e ’l ciglio
ferir col brando, e spaventar con gli occhi
S’altri talor ne l’orrido scompiglio
si rivolge a mirar quai colpi ei scocchi,
dal guardo è pria che da la spada ucciso,
e chi fugge la man, non campa il viso.

192.Chi gli contenderá l’alto diadema,
s’un’oste tal d’ogni poter disarma?
né sol da presso il Rhodano ne trema,
ma fa da lunge impallidir la Parma?
Reco del Tago la speranza estrema,
il Signor degli Allobrogi, che s’arma.
Ecco, che ’n prova al paragon concorre
con l’Italico Achille il Gallo Hettorre.

193.Odi Parigi i fieri tuoni, e vedi
quanti Tirata man fulmini aventa.
Deh che pensi? o che fai? perché non cedi
da co’ Giganti suoi Fiegra paventa.
Stendi stendi le palme, e pietá chiedi,
e l’auree chiavi al regio piè presenta.
Stolta sei ben, s’altro pcnsicr ti move:
cosí si vince sol Tira di Giove.

194.Vedilo entrar ne le famose mura,
ed occupar le maldifese porte.
Van con la Fuga cieca e malsecura
declinando il furor del braccio forte
Tignobil Pianto, e la plebea Paura,
chi non fugge da lui, segue la morte.
Battuto dal timor cade il consiglio,
e l’ordine confuso è dal periglio.