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LE MARAVIGLIE

5 So

167.Ma piú non dimoriam, ché poi ch’a questi
t’ho scòrto eterni e luminosi mondi,
converrá ch’altro ancor ti manifesti
de’ secreti del fato alti e profondi,
e vie molto maggior’ che non vedesti
meraviglie vedrai, se mi secondi. —
Qui tacque, e ’n ricca loggia e spaziosa
il condusse a mirar mirabil cosa.

168.Vasto edificio d’ingegnosa Sfera
reggea, quasi gran mappa, un piedestallo,
che s’appoggiava ad una base intera
tutta intagliata del miglior metallo.
Era d’ampiezza assai ben grande, ed era
fabricata d’acciaio e di cristallo.
La cerchiavan per tutto in molti giri
fasce di lucidissimi zaffiri.

169.Forma avea d’un gran Pomo, e risplendea
piú che lucente e ben polito specchio,
e d’aurei seggi intorno intorno avea
per risguardarla un commodo apparecchio.
Quivi, mentre ch’intento Adon tenea
l’occhio a la Palla, al suo parlar l’orecchio,
Mercurio seco e con la Dea s’assise,
indi da capo a ragionar si mise.

170.— Questa -— dicea — sovramortal fattura,
la qual confonde ogni creato ingegno,
opra mirabil è, ma di Natura,
e di divin maestro alto disegno.
L’artefice di tanta architettura,
che d’ogni altro artificio eccede il segno,
fu questa mia, del gran Fattor sovrano
(ben che imperfetta) imitatrice mano.