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LE MARAVIGLIE
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95.Fa cerchio a la cittá selva frondosa,
che dá grato ristoro al corpo lasso.
La mandragora stupida e gravosa
e ’l papavere v’ha col capo basso.
L’Orso tra questi languido riposa
e riposanvi a l’ombra il Ghiro e ’l Tasso;
né d’abitar que’ rami osano augelli,
fuor che nottule, e gufi, e pipistrelli.
96.D’un’ Iri a piú color case e contrade
stansi tra lumi tenebrosi occulte.
Quattro porte maestre ha la Cittade,
due di terra e di ferro incise e sculte,
le quai rispondon per diritte strade
de la Pigrizia a le campagne inculte;
e per queste sovente o falsi o veri
escono i sogni spaventosi e fieri:
97.de l’altre due ciascuna il fiume guarda,
l’una è d’avorio, e si disserra allora
ch’è ne! suo centro la stagion piú tarda,
l’altra è di corno, e s’apre in su l’Aurora.
Per quella a schernir l uom turba bugiarda
d’ingannatrici imagini vien fora.
Da questa soglion trar l’anime vaghe
visioni del ver spesso presaghe.
98.La bella coppia entrò per l’uscio eburno,
e fur quell’ombre da’ suoi raggi rotte.
Il suo palagio ombroso e taciturno
ne la piazza maggior tenea la Notte.
Da l’altra parte di vapor notturno
velato, e chiuso tra profonde grotte,
l’albergo ancor del Sonno si vedea,
che sovra un letto d’ebeno giacca.