Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/544

LE MARAVIGLIE

54 2

15.Tace, e ’n tal suono ai detti apre la via
il dotto timonier del carro aurato:
Negar non vo’, che corpo il Ciel non sia
di palpabil materia edificato;
che far col moto suo quell’armonia
non potrebbe ch’ei fa mentr’è girato.
È tutto corporal ciò che si move,
e ciò c’ha il (piale e ’l quanto, il donde e ’l dove.

16.Ma sappi, che non sempre è da Natura
la materia a tal fin temprata e mista,
perch’abbia a generar cotal mistura,
quel che perde mutando in quel ch’acquista;
ma perché quantitá prenda e figura
e del corpo a la forma ella sussista;
né di material quanto è prodotto
dee necessariamente esser corrotto.

17.Materia dar questa materia suole
al discorso mortai, che sovent’erra.
Chi fabricata la celeste moie
di foco e fumo tien, chi d’acqua e terra.
S’arrivassero al ver sí fatte fole,
sarebbe quivi una perpetua guerra.
Cosí di quel che l’uom non sa vedere,
favoleggiando va mille chimere.

18.La materia del Ciel, se ben sublima
sovra l’altre il suo grado in eminenza,
non però da la vostra altra si stima:
nulla tra gl’individui ha differenza.
Ogni materia parte è de la prima,
sol la forma si varia, e non l’essenza.
Varietá tra le sue parti appare,
secondo ch’elle son piú dense o rare.