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170.Havvi poi d’ A D r 1 a ancor canoro mostro,
purpureo Cigno, e nobile e gentile,
che la lingua ha di latte, e ’l manto d’ostro,
rossa la piuma, e candido lo stile.
Apre non lunge augel d’ E T r u r i a il rostro
(salvo il capo ch’è verde) a lui simile,
appellando il suo amor su ’l verde stelo
Scoglio in mar, Selce in terra. Angelo in Cielo.

180.Accompagna costor soavemente
il Sonator de la Sincer a avena,
che le Muse calar fece sovente
di Mergellina a la nativa arena.
Le cui dolci seguir note si sente
anco un altro fígliuol de la Sirena,
che con qual arte i rami a spogliar vegna
lo sfrondator de la V e n d e m m i a, insegna.

181.Donne insieme ed Eroi, guerre ed amori,
quel che nacque in su ’l Po cantar s’udia,
immortalando di Ruggier gli onori
con pura vena e semplice armonia;
e di dolcezza innebríava i cori,
i circostanti tronchi inteneria.
Arder facea d’amor le pietre e Tonde,
sospirar l’aure, e lagrimar le fronde.

182.Testor di rime eccelse e numerose
di Parthenope un figlio a lui successe,
e prese a celebrar I’Armi pietose,
liberatrici de le mura oppresse;
e i suoi pensier sí vivamente espose,
i versi suoi sí nobilmente espresse,
che fe’ del nome di Goffredo e Guelfo
sonar Cipro non sol, ma Deio, e Delfo.

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