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123.Pur deposto talor l’impeto audace,
ch’avrá di sangue ostil versati rivi,
chiuderá Giano, ed aprirá la Pace,
ed ai cipressi innesterá gli olivi.
Germoglieran dal cenere che giace
de’ cadaveri morti i lauri vivi,
e diverran sol per lodarlo allora
l’Alpi Parnaso, e Caballin la Dora.

124 Dal chiaro armento di Sassonia uscito
carco n’andrá di scettri e di diademi;
né pur la bella Italia al fier nitrito
ma fia che l’Asia sbigottisca e tremi.

Poi di spoglie e trofei tutto arricchito
verrá de la mia Cipro ai lidi estremi.

Ma che? Fiero destin, perfido Trace... —

E qui scioglie un sospiro, e pensa, e tace.

125.— Tu vedi — segue poi — l’Aquila bianca,
che divide de l’aria i campi immensi,
e le nubi trascende, e lieve e franca
su i propri vanni in maestá sostiensi.
Quella in opre d’onor giá mai non stanca
l’insegna fia de’ gloriosi Estensi,
il cui volo magnanimo e reale
per vie dritte e sublimi aprirá l’ale.

126.Non tanto le verrá la bella insegna
per la divina origine d’Hettorre,
quanto perché con lei fia che convegna
l’inclita augella che viltate aborre.
Quella però, ch’ogni bassezza sdegna,
assai presso a le sfere il Ciel trascorre.
Questa dal vulgo allontanando i passi
non fia ch’a vii pensier l’animo abbassi.