Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/512


103.Volgon le Muse, l’una a l’altra opposte,
le spalle al fonte, ed a lo stagno il viso,
e ’n diverse attitudini composte
fanno corona a l’armentier d’Anfriso.
In piè levate, e ’n vago ordin disposte
grondan perle dal crin, brine dal viso:
e scalze e mezo ignude accolte in cerchio
de la gran conca reggono il coverchio.

104.Da la conca piú alta a la piú bassa,
che ’n baccino maggior Tacque ricetta,
de le bell’onde il precipizio passa,
la qual pur le riceve, e le rigetta.
Nel cerchio inferior cader le lassa,
dove l’acqua divisa a bere alletta.
In quattro fonti piccioli è divisa,
ed ogni fonte ha la sua statua incisa.

105.Quattro le statue son; la Gloria in una,
la Fama in altra parte incise stanno,
la Virtú quindi, e quinci la Fortuna
vaghi al vago lavor termini fanno;
e ’n cima a tre scaglion posta ciascuna,
ch’agiato a l’altrui sete adito danno,
l’acqua in vaso minor versa e ripone
o per urna, o per tromba, o per cannone.

106.Chi può dir poi, sí come scherza, e ’n quante
guise si varia la volubil vena?
Or per torto sentier serpendo errante
tesse di bei Meandri ampia catena.
Or con dirotta aspergine saltante
bagna lambendo il ciel l’aura serena;
e poi che quanto può s’inalza e poggia,
sparge l’accolto nembo in lieta pioggia.