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LA FONTANA D’APOLLO

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95.Di terreno Scultor scarpelli industri
formar non saprien mai sí bella Fonte;
e ben fece molt’anni e molti lustri
ai tre Giganti Etnei sudar la fronte.
Nove di marmo fin figure illustri
cerchiano un sasso, e ’l sasso assembra un monte
e quel monte ha due cime, e ’n su le cime
alato corridor la zampa imprime.

96.Deh perdoniti il Ciel sí grave fallo,
per cui men caro il buon licor si tiene,
Zoppo fabricator del bel cavallo
che ne venne ad aprir novo Hippocrenel
Bastar ben ti devea che ’l suo cristallo
scaturisse Helicona in larghe vene,
senza far di quell’acque elette e rare
l’uso a pochi concesso, omai vulgare.

97.Quanti da indi in qua del nome indegni
poeti il chiaro studio han fatto vile?
Quanti con labra immonde audaci ingegni
vanno a contaminar l’onda gentile?
Non si turbi il bel coro, e non si sdegni,
se venale e plebeo divien lo stile:
poi che del mondo ogni contrada quasi
di Cabalimi abonda, e di Parnasi.

98.È sí ben finto il zappador destriero,
ch’a lo spuntar del giorno in Oriente
i corsieri del Sol credendol vero
ringhiando gli annitrirono sovente.
Piove dal sasso in un diluvio intero
la piena in pila concava e lucente;
e la pila, ch’accoglie in sé la pioggia,
de le Muse su gli omeri s’appoggia.