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27.L’onda intanto gorgoglia, ed ecco allora
Sirenetta leggiadra in alto s’erge,
e veduta colei cui Cipro adora,
un’altra volta poi si risommerge.
La man carca di perle indi vien fora,
e ’l bel lido vicin tutto n’asperge;
perle rapite a l’ostriche native,
vie maggior de le noci, e de l’olive.

28.Disse la Dea: — Se pur di perle mai
iía ch’avaro talento il cor ti tocchi,
a tua voglia sbramar qui ben potrai
l’appetito vulgar degli altri sciocchi.
Per me non ne chegg’io; n’han pur assai
la tua bocca ridente, e i miei trist’occhi.
E se nulla curiam fregi men belli,
restinsi cibo a’ miei lascivi augelli.

29.Sappi, che di ricchissime rugiade
l’India, l’Arabia, Eritra e Taprobana
tanta copia non hanno, o Paro o Cade,
o d’Austro il mare o il mar di Tramontana,
quanta in queste felici alme contrade
ne versa ognor del Ciel grazia sovrana.
Poscia in minuti globi il Sol le ’ndura,
e son de’ miei Colombi ésca e pastura.

30.Le perle, perché son d’egual bianchezza,
ama la schiera immacolata e bianca.
Cosí quello splendor, quella finezza
ch’ai lor primi natali in parte manca,
con doppia luce e con maggior bellezza
nel lor ventre s’adempie, e si rinfranca;
e le rimandan fuor con gli escrementi
piú perfette, piú pure, e piú lucenti.