Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/492


23.Loco soviemmi aver veduto ancora
(se non quanto è su ’l fiume) a punto tale
lá dove trae la bella Polidora
da la Dora e dal Po nome immortale,
de l’Augusto Signor, ch’Augusta onora,
delizia serenissima e reale;
e vi vidi sovente in ricche scene
celebrar liete danze, e liete cene.

24.Su per la riva i lucidi secreti
del bel lago spiando ignudi cori
van di fanciulli lascivetti e lieti,
anzi di lieti e lascivetti Amori.
Chi fuor de Tonde trae con lacci e reti,
chi con tremula canna il pesce fuori.
Altri con lunghe fila e ferri adunchi,
altri con gabbie di contesti giunchi.

25.Qui venne a scaricar Tonda tranquilla
del suo bel peso la barchetta estrana.
Qui scesero a veder quella, che stilla
dotto licor, sí celebre Fontana.
Vulcan, divino artefice, scolpilla,
e vinse in essa ogni scultura umana.
Cosí grato esser volse al biondo Dio
quando i celesti adulteri scoprio.

26.Febo poi tanto di sua grazia infuse
in quel marmoreo e limpido lavacro
che la virtú poetica vi chiuse
del suo furor meraviglioso e sacro;
e ’n compagnia de le canore Muse,
di cui tutte v’è sculto il simulacro,
k
sovente visitandolo, con esso

suol le rive cangiar del bel Permesso.