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19.Sporge la curva riva in fuor due braccia,
e forma un semicircolo capace,
dove quando il ciel arde, e quando agghiaccia,
sempre ha lo stagno inalterabil pace.
Placido quivi, e con serena faccia
la Dea bella imitando, il vento tace,
e vi fan Tacque a prova e gli arboscelli
ai pesci padiglion, specchio agli augelli.

20.Fiori e conche un sol margine confonde,
erba e limo congiunge un sol confine.
Spiegano Taighe, e spiegano le fronde
in un sito commune il verde crine.
Tra smeraldi e zaffir l’ombre con Tonde
scherzano gareggiando assai vicine;
ed han commercio in su le ripe estreme
le verdi Dee con le cerulee insieme.

21.Oh quante volte, allor che rosso e biondo
ride in braccio a la vite il lieto Dio,
ila l’arenoso suo gelido fondo
la vezzosa Nereida al lido uscio;
e sotto il velo, onde ricopre il mondo
la madre del silenzio e de l’oblio,
con pampini asciugando 1 membri molli
rapí l’uve mature ai dolci colli.

22.Quante, cadder tra perle e tra coralli
i pomi che pendean poco lontani,
e la vendemmia accolsero i cristalli,
giá di vivo rubin gravida i grani,
Spesso strisciando per gli ondosi calli
sdrucciolaste ne Tacque o Dei silvani.
Spesso voi Fauni entro le chiare linfe
correste ad abbracciar Tumide Ninfe.