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3.Altri colá, dove Parnaso al Cielo
erge in due corna le frondose cime,
per coronarsi del piú verde stelo
sudi a poggiar per calle erto e sublime.
Io sol del vostro altero orgoglio anelo
su ’l monte alpestro a sollevar le rime,
e vo’ che ’l guiderdon de’ miei sudori
sia corona di mirti, e non d’allori.

4.Amor solo è il mio Febo, ed Amor solo
con l’arco istesso, onde gli strali ei scocca,
perché la gloria si pareggi al duolo,
de la mia lira ancor le corde tocca.
Da l’ali del pensier, che spiega il volo
lá donde poi qual Icaro trabocca,
anzi pur da la sua svelse la penna,
con cui scrivo talor quant’ei m’accenna.

5.Se fossi un degli augei saggi e canori,
ch’oggi innanzi a la Dea vengono in lite,
e ’n que’ vitali e virtuosi umori
osassi d’attuffar le labra ardite,
10 spererei non pur de’ vostri onori
note formar men basse o piú gradite,
ma con stil forse, a cui par non rimbomba,
cangiar Venere in Marte, il plettro in tromba.

6.E ’l Duce canterei famoso e chiaro
che di giusto disdegno in guerra armato
vendicò del Messia lo strazio amaro
nel sacrilego popolo ostinato;
e canterei col Sulmonese al paro
11 Mondo in nòve forme trasformato.
Ma poi ch’a rozo stil non lice tanto,
seguo d’Adone e di Ciprigna il canto.