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147.Fa un groppo allor de l’un e l’altro core
quel sommo del piacer, fin del desio.
Formano i petti in estasi d’Amore
di profondi sospiri un mormorio.
Stillansi l’alme in tepidetto umore,
opprime i sensi un dilettoso oblio.
Toman fredde le lingue, e smorti i volti,
e vacillano i lumi al ciel travolti.

148.Tramortiscon di gioia ebre e languenti
l’anime stanche, al Ciel d’Amor rapite.
Gl’iterati sospiri, i rotti accenti,
le dolcissime guerre e le ferite,
narrar non so. Fresche aure, onde correnti,
voi che ’l miraste, e ben l’udiste, il dite.
Voi secretari de’ felici amori
verdi mirti, alti pini, ombrosi allori.

149.Ma giá fugge la luce, e l’ombra riede,
e s’accosta a Marocco il Sole intanto.
Imbrunir d’Oriente il Ciel si vede,
cangia in fosco la terra il verde manto.
Giá cede al Grillo la Cicala, e cede
il Rossignuolo a la Civetta il canto,
che garrisce le stelle, e dice oltraggio
del bel Pianeta al fuggitivo raggio.