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71.cosí né men, per piú scaldar l’affetto,
nel diffidi goder l’amante accorta,
mentr’ei volea del suo maggior diletto
con la chiave amorosa aprir la porta,
di quel primo appetito al Giovinetto
l’impeto affrena, e ’l bacia, e ’l riconforta.
Poi con la bella man quindi il rimove,
e l’invita a girar le piante altrove.

72.Può da que’ chiusi alberghi a l’ampia corte
libero uscir per piú d’un uscio il piede;
e scritta de le stanze in su le porte
d’ogni lavanda la virtú si vede.
Ciascun’acqua ha virtú di varia sorte,
come l’esperienza altrui fa fede.
Qual vigor, qual sapore in sé contegna
il tatto e ’l gusto espressamente insegna.

73.Oh miraeoi gentil, vena che scorre
d’un sasso solo in varie urne stillante,
come possa distinte in sé raccòrre
doti diverse, e qualitá cotante.
Chi può di tutte i propri effetti esporre?
Qual piú, qual meno è gelida o fumante,
altra piú torbidetta, altra piú chiara,
altra dolce, altra salsa, ed altra amara.

74.La tempra di quell’onde, ove fu posta
la bella Dea con l’Idol suo gradito,
del fonte insidioso era composta
che congiunse a Salmace Hermafrodito,
e ’n sé tenea proprietá nascosta
di rinfiammare il tepido appetito:
oltre l’erbe ch’infuse erano in essa,
dotate pur de la virtute istessa.