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11.Sembra il felice e dilettoso loco
pien d’angelica festa un Paradiso.
Spira quivi il Sospiro aure di foco,
vaneggia il Guardo, e lussureggia il Riso.
Corre a baciarsi con lo Scherzo il Gioco,
stassi il Diletto in grembo al Vezzo assiso
Scaccia lunge il Piacer con una sferza
le gravi Cure, e col Trastullo scherza.

12.Chino la fronte e con lo sguardo a terra
l’amoroso Pensier rode se stesso.
Chiede conforto al duol, pace a la guerra
il Prego in atto supplice e dimesso.
Scopre negli occhi quel che ’l petto serra
il Cenno del Desir tacito messo.
Sporge le labra, e l’altrui labra sugge
il Bacio, e nel baciar se stesso strugge.

13.Sta l’Adulazion sovra le soglie
del dolce albergo, e ’l peregrin vi guida.
La Promessa l’invita, e ’n guardia il toglie,
la Gioia l’accompagna, e par che rida.
La Vanitá ciascun che v’entra accoglie,
e la Credenza ogni ritroso affida.
La Ricchezza di porpore vestita
superbamente i suoi tesor gli addita.

14.Havvi l’Ozio che langue e si riposa
lento ed agiato, e in ogni passo siede.
Pigro, e con fronte stupida e gravosa
seguelo il Sonno, e mal sostiensi in piede.
Ordir di giglio, incatenar di rosa
fregi al suo crin la Gioventú si vede.
Seco strette ha per mano in compagnia
Beltá, Grazia, Vaghezza, e Leggiadria.