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207.Ama la figlia tua questo soldato
sano, gagliardo, e di giocondo aspetto,
e perché va pomposo, e ben ornato,
di giacersi con lui prende diletto.
Schiva il mio crin malculto e rabbuffato,
del mio piè diseguale odia il difetto,
l’arsiccio volto aborre, e con disprezzo
mi schernisce talor, s’io Tacca rezzo.

208.Se zoppo mi son io, tal qual mi sono,
Giove e Giunon mi generaste voi!
E generato forse agile e buono,
perché dal Ciel precipitarmi poi?
Se pur volevi, o gran Kettor del tuono,
sotto giogo perpetuo accoppiar noi,
non devevi cosí prima sconciarmi,
o non devevi poi genero farmi.

209.La colpa non è mia dunque, se guasti
del piede í nervi e le giunture ho rotte.
Se rozo, e senza pompe, e senza fasti
tinta ho la faccia di culor di notte,
tu sei, che colaggiú mi confinasti,
abitator de le Sicane grotte.
Ma s’ancor quivi io ti ministro e servo,
non meritai di trasformarmi in Cervo!

210.Deve per questo la mia bella moglie,
bella, ma poco onesta, e poco fida,
qualora a trarsi le sfrenate voglie
cieco appetito la conduce e guida,
punto ch’io metta il piè fuor de le soglie,
e da lei m’allontani e mi divida,
puttaneggiando dentro il proprio tetto,
disonorare il maritai mio letto?