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103.Da la madre ritorta e pampinosa
pende la dolce e colorita figlia,
parte fra’ tralci e fra le foglie ascosa,
parte dal Sole il nutrimento piglia.
Altra di color d’oro, altra di rosa,
altra piú bruna, ed altra piú vermiglia.
Qual acerba ha la scorza, e qual matura,
qual comincia pian piano a farsi oscura.

104.Scopre il Punico stelo il bel tesoro
degli aurei pomi di rossor dipinti.
Apre un dolce sorriso i grani loro
ne’ cavi alberghi in ordine distinti;
onde fa scintillar dal guscio d’oro
molli rubini, e teneri giacinti,
e quasi in picciol’Iride, commisti
sardonici, baiassi, ed ametisti.

103.Nutre il Sussin tra questi anco i suoi parti,
altri obliqui ne forma, altri ritondi,
quai di stilli’ di porpora consparti,
quai d’eben negri, e quai piú ch’ambra biond
Men pigro il Moro in sí beate parti
al verme Serican serba le frondi.
Havvi il Mandorlo aprico, ed havvi il Pome
che trae di Persia il suo legnaggio e ’l nome.

106.A l’opra naturai cultrice mano
con innesti ingegnosi aggiunse pregio,
indolcí l’aspro, incivilí l’estrano,
ornò ’l natio di peregrino fregio.
Congiunto al Cornio suo minor germano
fiammeggia il soavissimo Ciregio.
Nasce l’uva dal sorbo, ed adottato
da l’Arancio purpureo è il Cedro aurato.