Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/386


31.Del bianco collo il lungo tratto stende,
apre il rostro canoro, e quindi tira
fiato, che mentre invèr le fauci ascende,
per obliquo canal passa e s’aggira.
Serpe la voce tremolante, e rende
mormorio che languisce, e che sospira,
e i gemiti e i sospir profondi e gravi
son ricercate flebili e soavi.

32.Ma sovr’ogni augellin vago e gentile
che piú spieghi leggiadro il canto e ’l volo,
versa il suo spirto tremulo e sottile
la Sirena de’ boschi, il Rossignuolo;
e tempra in guisa il peregrino stile
che par maestro de l’alato stuolo.
In mille fogge il suo cantar distingue
e trasforma una lingua in mille lingue.

33.Udir musico mostro (oh meraviglia),
che s’ode sí, ma si discerne a pena,
come or tronca la voce, or la ripiglia.
or la ferma, or la torce, or scema, or piena,
or la mormora grave, or l’assottiglia,
or fa di dolci groppi ampia catena:
e sempre, o se la sparge, o se l’accoglie,
con egual melodia la lega e scioglie.

34.Oh che vezzose, oh che pietose rime,
lascivetto cantor, compone e detta!
Pria flebilmente il suo lamento esprime,
poi rompe in un sospir la canzonetta.
In tante mute or languido, or sublime
varia stil, pause affrena, e fughe affretta,
ch’imita insieme, e ’nsieme in lui s’ammira,
cetra, flauto, liuto, organo e lira.