Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/323


3.È ver, che da sé sola a ciò non basta
nostra natura inferma e ’ndebolita,
quand’anco il gran Dottor, l’anima casta,
de lo spirto di Dio tromba gradita,
per schermirsi da tal che ne contrasta
ebbe mestier di sovrumana aita;
né degli assalti suoi può fedel alma
senza grazia divina acquistar palma.

4.Ma vuoisi ancor con studio e con fatica
schivar quel dolce invito, ésca de’ sensi,
perché de la domestica nemica
sol con la fuga la vittoria ottiensi;
e chi fuggir non sa questa impudica
a rischio va di precipizii immensi,
dove caduta poi l’anima sciocca
d’una in altra follia sempre trabocca.

5.Questa è la Donna ch’importuna e tenta
Adam per far che gusti ésca interdetta,
la meretrice, che ’n prigion tormenta
Giuseppe il giusto, ed a peccar l’alletta.
Questa è colei che Sisara addormenta,
e per tradirlo sol seco il ricetta;
la disleal, che pria lusinga e prega
il malcauto Sansone, e poi lo lega.

6.Questa è la Bersabea, per cui s’inchina
il buon Re d’Israele ad opra indegna.
Questa è di Salomon la concubina,
che follemente idolatrar gl’insegna.
L’infame Circe, la proterva Alcina,
l’Armida, che sviar l’alme s’ingegna;
la Vener, che lontan da la ragione
al Giardin del Piacer conduce Adone.

21