63.A pena egli ha vigor d’esprimer questo,
che la pelle gl’indura, e ’l busto ingrossa.
Sorge piramidal tronco funesto,
rozo legno si fan le polpe e l’ossa.
Verdeggia il crin frondoso, e quanto al resto
tutta da lui l’antica forma è scossa.
Funeral pianta e tragica diviene,
e quant’uom desïava, arbore ottiene.
64.S’un amante divin, più ch’una fera,
(come ragion chiedea) curato avesse,
forse non avria questi in tal maniera
dato campo al destin che poi l’oppresse.
Or tu non far ch’occasion leggiera
t’involi a lei che suo Signor t’elesse,
perché lontan da chi n’ha zelo e cura
scompagnata beltà non va secura.
65.So che sovente per le selve errando,
dove strani animali hanno ricetto,
di girne ardito e ’ntrepido cacciando
o con spiedo o con stral prendi diletto.
Deh non voler, tanto piacer lasciando,
tra i perigli de’ boschi entrar soletto.
S’al viver tuo troncar non vuoi le fila,
sovengati talor del caso d’Hila.
66.Era scudier del generoso Alcide
Hila, il vago figliuol di Theodamante.
Più bei crin, più begli occhi il Sol non vide,
più bel volto già mai, più bel sembiante.
Con la tenera man l’armi omicide
spesso stringea del bellicoso amante,
e de l’immensa e smisurata clava
fedelmente l’incarco in sé portava.