Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/197


canto terzo 195


171.Per l’alloggio d’Adon tra quelle mura
va in volta la sollecita famiglia;
ma mentre che la Dea minuta cura
degli affari domestici si piglia,
col figlio a risguardar l’alta struttura
in disparte il Garzon trattien le ciglia;
e chi sia de la fabrica, che vede,
il possessor, l’abitator, gli chiede.

172.— Questo — con un sospiro Amor risponde —
che cotante in sé chiude opre sublimi,
è il mio diletto albergo, ed ho ben donde
pregiarlo sì che sovra ’l Ciel lo stimi.
Qui già le dolci mie piaghe profonde,
qui (lasso) incominciàr gl’incendii primi.
Qui per colei, che preso ancor mi tiene,
fu il principio fatal de le mie pene.

173.Non creder tu che libera sen vada
da le forze amorose alma divina,
ch’a bramar quel piacer, che tanto aggrada,
forte desir naturalmente inclina.
Ch’a questa legge sottogiaccia e cada
anco il Re de’ Celesti, il Ciel destina.
Ed io, pur io, da la cui mano istessa
piove gioia e dolor, passai per essa.

174.Non restai di languir, per ch’io possegga
la face eterna, insuperabil Dio,
e tratti l’arco onnipotente, e regga
gli elementi e le stelle a voler mio.
E se m’ascolterai, vo’ che tu vegga
che fui dal proprio stral ferito anch’io,
e che del proprio foco acceso il core
ed arse, e pianse innamorato Amore. —